Sentiero geologico del monte Aquila

Dal vado di Corno al monte Aquila per il panoramico ed entusiasmante sentiero geologico del Gran Sasso


Era nell’aria da un pò di tempo questa escursione su cui non si trova molto sul web e sulle guide, fatto che già di per sè lascia presagire luoghi remoti, sicuramente poco frequentati e come tali di grande fascino. Il Sentiero Geologico è così chiamato in quanto progetto pensato e realizzato per essere una sorta di lezione a cielo aperto su come, nella notte dei tempi, l’immensa forza degli elementi naturali abbia potuto scolpire e plasmare le rocce delle montagne così come oggi noi le vediamo, contorcendole ed allungandole come fossero state di morbida plastilina. Ed in effetti è questa un’escursione da fare a “passo lento” proprio per riuscire a cogliere con l’osservazione almeno alcuni degli spunti geologici ed ambientali che si propongono all’escursionista man mano che si procede. Lo scenario prevalente lungo buona parte dell’escursione è il connubio tra l’immensità delle pareti del Gorno Grande che sprofondano nei meandri a tratti oscuri della Valle dell’inferno dove non di rado si scaricano valanghe e moti franosi. Comunque, a dispetto del nome dato a questo scosceso vallone, si tratta in realtà di affrontare un’escursione non difficile che ci porta ad attraversare ambienti di alta montagna, immersi nel silenzio e presi a tratti da un certo senso di isolamento. Quanto descritto in questa relazione ripercorre il tratto del vecchio Sentiero Geologico che si sviluppa nella parte alta della Valle dell’inferno fino a raggiungere la cima del Monte Aquila; il sentiero non è più riportato nelle carte di recente edizione, forse per disincentivare approcci di massa, ma rimane comunque molto ben segnato sul terreno poiché da un certo punto in poi si susseguono numerosi segnavia un pò sbiaditi che accompagnano fin sulla vetta. In tutto il percorso le uniche limitate difficoltà sono rappresentate da un breve tratto attrezzato che con qualche catena e delle funi consente di superare un salto roccioso in cui ci si imbatte risalendo il ripido vallone e poi, proprio sotto la cima del Monte Aquila, da un canalino che è abbastanza appoggiato ma su roccia non sempre stabile ed appigli che vanno saggiati con un pò di attenzione. Per il reso è solo salita in un alternarsi di ambienti sempre vari, ora aperti, ora incassati tra pareti di roccia incombenti .. ma comunque sempre maestosi. Punto di partenza è l’inizio della pista che sale al valico di Vado di Corno dove si giunge senza fatica anche perchè presi a cogliere le luci ed i colori che Campo Imperatore sempre regala di primo mattino; appena superato il vado appare all’orizzonte la mole del Corno Grande che farà da sfondo lungo tutta la salita mentre verso est si apre una visuale sul versante teramano della montagna e sul susseguirsi di colline via via meno accentuate, fino ad arrivare al mare Adriatico ben visibile con il cielo limpido. A proposito di panorami, percorso qualche centinaio di metri della vecchia sterrata di servizio (realizzata a suo tempo per attività di studio del territorio e sondaggio del sottosuolo in vista della realizzazione del traforo autostradale), sulla destra si stacca un brevissimo sentierino che conduce ad una roccia prominente, un balcone verso la vallata sottostante da cui si hanno ottime visuali su tutta l’area circostante. Dall’alto è anche ben visibile il rifugio D’Arcangelo in una bellissima posizione ed il sentierino che lo raggiunge (bivio con indicazione poco dopo il Vado di Corno) per poi ricongiungersi alla sterrata nei pressi del termine di quest’ultima. Si prosegue lungo il tracciato che diviene via via sempre più sconnesso a causa dei numerosi fossi dove l’acqua di disgelo porta giù di tutto sino ad un punto in cui la sterrata sembra terminare nel nulla ma che invece riprende un poco più in basso, probabilmente vi era un tornate che è stato completamente eliminato dagli agenti atmosferici (non avendo osservato attentamente il terreno intorno noi invece abbiamo tirato dritto con l’intento di non perdere comunque quota e dopo uno scosceso saliscendi siamo nuovamente approdati alla sterrata). Si procede ancora per un pò sino a giungere ad un ampio spiazzo di terra battura dove la sterrata termina e dove si può fare una breve sosta prima di addentrarsi verso la Valle dell’Inferno; anche da questo punto si ha un affaccio sul versante settentrionale della montagna. Girovagando sullo spiazzo si nota un manufatto in ferro su una piantana di cemento che (si dice) sia il “tappo” di un profondo pozzo di sondaggio che arriva giù sino alla galleria autostradale (che si trova proprio in verticale sotto di noi a -900 metri!!). Terminata la perlustrazione si prende una traccia (direzione Corno Grande) che inizia a salire su un declivio erboso dove compaiono i primi segnavia giallo-rosso che ci guideranno fino alla cima del Monte Aquila: stiamo finalmente calcando la parte alta del “Sentiero Geologico”. Si prende un pò di quota ed in breve ci si infila nel fondo del vallone postandosi a ridosso della base della parete nord-est del Corno Grande che vista da così vicino ha un non so che di immenso: abbiamo di fronte mille metri di rocce verticali e dal fondo dove ci troviamo guardando in alto quasi non se ne vede la fine!! Addentrati nel fondo della valle inizia la parte centrale e più interessante dell’escursione: sempre seguendo gli immancabili segnavia ci si porta su un crinale che risalta dal fondo del vallone e si prende a salire superando rocce e sfasciumi fino a giungere al cospetto di una parete che sembra chiudere irrimediabilmente la via; è qui che in soccorso il breve tratto attrezzato con qualche catena e delle funi che consentono di superare l’ostacolo in tutta sicurezza: si tratta in effetti di attraversare cenge appena inclinate ma strette ed esposte, rese per di più scivolose dall’erba (per cui, pur non essendoci delle difficoltà tecniche, è bene assicurarsi). Superato questo passaggio inizia una salita piuttosto ripida su prati puntando direttamente verso la cresta sommitale del Monte Aquila e divergendo progressivamente dal fondo della Valle dell’Inferno: dopo essere stati “costretti” tra le pareti incombenti ai lati del vallone, man mano che si sale il terreno diviene sempre più aperto e la visuale torna nuovamente ad allungarsi in ogni direzione mentre volgendo lo sguardo indietro si ha una vista notevole sul tratto sin qui percorso ed il fondo della Valle dell’Inferno. I segnavia portano ad aggirare un grosso gendarme superato il quale si inizia a distinguere la cresta ad est della cima del monte Aquila che però riamane ancora celata da un ampio risalto roccioso in cui è inciso il canalino che si deve affrontare con l’aiuto delle mani: non ci sono passaggi difficili ma ci si muove su un terreno non molto stabile ed anche gli appigli vanno verificati bene prima di farci affidamento per aiutarsi nella progressione. All’uscita del canalino il gioco è fatto .. ancora qualche decina di metri di salita ripida per attraversare un ultimo brecciaio e si spunta esattamente di fronte alla croce di vetta!! Grande è la soddisfazione nel vedere apparire d’improvviso Campo Imperatore e tutte le cime che compongono questa parte centrale del Gran Sasso: certo è che l’arrivo in vetta del Monte Aquila da questo versante è proprio tutta un’altra cosa!! Ma l’escursione non finisce qui: per chiudere il cerchio e ritornare all’auto c’è da percorrere la lunga dorsale est del Monte Aquila giù fino al vado di Corno lungo un tracciato di cresta molto interessante in quanto estremamente panoramico in ogni direzione e con notevoli scorci sulla stessa Valle dell’Inferno ed il percorso seguito in salita. All’inizio della discesa si nota a terra una targa che indica il nuovo tracciato del Sentiero Geologico che dal rifugio d’Arcangelo nell’ultimo tratto sale al Vado di Corno e quindi al Monte Aquila proprio lungo questa dorsale: è certamente meno impegnativo e per certi versi maggiormente sicuro per i più, anche se ben lungi dal poter eguagliare la parte alta del vecchio tracciato in quanto ad ambientazione ed emozioni che riesce a trasmettere. Si torna infine sui propri passi lungo la sterrata che dal vado scende dolcemente verso la piana andando così a concludere un’escursione tra la più belle che si possono fare in questa zona, alla scoperta di un versante del Gran Sasso - quello verso il teramano - un pò troppo trascurato ma che in futuro sarà per certo frequente meta di nuove uscite.